Biodiversità Zootecnica
"La salvaguardia della diversità genetica passa attraverso la conoscenza."
Carlo Cosentino - 2011
Gli allevamenti di tipo estensivo gestiti con criteri razionali possono esercitare azioni peculiari nella conservazione di alcuni habitat e permettono nel tempo di contenere le specie invasive e con scarso valore alimentare, consentendo di mantenere una elevata diversità vegetale (Cosentino et al., 2010; Pirani et al., 2008). Nelle direttive europee si evidenzia il valore intrinseco della diversità biologica e dei suoi componenti ecologici, genetici e socio-economici, nella salvaguardia di ambienti naturali o semi-naturali di particolare pregio. La conservazione della biodiversità zootecnica si basa sulla conoscenza di un territorio di riferimento, della sua biodiversità storica, o che in tale territorio è possibile realizzare, nonché delle criticità e dei punti di forza del settore zootecnico. Determinare il carico sostenibile con il mantenimento delle biocenosi è fondamentale, specialmente quando si opera all’interno di aree protette. Il Domestic Animal Information System (DAD-IS) della FAO aggiorna e suddivide i tipi genetici a rischio di estinzione e attualmente rileva 233 razze di interesse zootecnico in più rispetto ai dati censiti nel 2000. Gli ovini registrano il più alto numero di nuove razze inserite (+39), seguono i caprini (+31) e i bovini (+28). I tipi genetici autoctoni a forte rischio di erosione genetica potrebbero avere un’importante occasione di ripresa attraverso il PSR 2007/2013 indirizzato al “miglioramento dell’ambiente" e rafforzando le azioni volte alla valorizzazione del paesaggio rurale. L’indagine effettuata ha riguardato le principali specie di interesse zootecnico e la loro distribuzione nell’anno 2012, desunta dall’Anagrafe Nazionale Zootecnica (Banca Dati Nazionale, BDN), nelle quattro aree protette regionali: Parchi Nazionali dell'Appennino Lucano Val d'Agri Lagonegrese e del Pollino; Parchi Regionali di Gallipoli-Cognato e Piccole Dolomiti Lucane e delle Chiese Rupestri del Materano. Le estensioni dei territori comunali ricadenti nelle aree protette sono state fornite dagli Enti Parco e la perimetrazione è stata realizzata in Ambiente GIS. Risulta che il 20% della superficie totale regionale ricade nei parchi regionali, nazionali e riserve naturali per un totale di circa 200.000 ha. Dal monitoraggio sulle attività zootecniche è emerso che la maggior parte delle aziende zootecniche è a conduzione diretta, con elevata frammentazione fondiaria e con sistema di allevamento prevalente semibrado per tutte le specie allevate e l’età media degli imprenditori è in contro tendenza rispetto al quadro nazionale caratterizzato da una senilizzazione del settore; ciò è in parte dovuto alla attivazione della Misura 112 “Primo insediamento". Nel 2012 in tutta la regione sono allevati e iscritti alla BDN: 260.679 capi ovini, 89.103 bovini, 62.008 caprini. Nelle aree protette si concentra il 40% dei bovini, il 37% dei caprini e il 30% degli ovini. In questo contesto di rivalutazione dell’attività silvo-pastorale il modello produttivo emerso è la piccola impresa agricola dove l’allevatore riveste ancora un ruolo focale rispetto ai processi di pianificazione e per il presidio e il governo delle aree parco.
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The food habits of the endangered Italian hare have not received adequate attention from researchers. In
this study, the diet composition of this species and its seasonal variation were assessed by analysing faecal pellets in a semi-natural landscape in the south of Italy. The results showed that hares feed on 62 species of plants during the year, with a conspicuous presence of herbaceous ones (e.g., Trifolium pratense, Brachypodium sylvaticum , Festuca arundinacea) as these occurred at high frequencies in most of the faecal samples. In spring, diet composition was characterised by a high percentage of Graminaceae ( > 37%). In the other seasons, hares also included fruits (e.g., Prunus spinosa , Pyrus piraster , Malus sylvestris ), which, in autumn, accounted for > 27%. There were significant differences among seasons (p < 0.001) in terms of Margalef ’ s richness, Shannon diversity, and Buzas and Gibson ’ s evenness. The smallest values of richness and diversity were observed in spring. Dietary overlap was low between spring and the other seasons; conversely, there was substantial overlap ( > 70%) in the diets during the other seasons with a more
pronounced similarity between summer and autumn (S ø rensen, C s = 0.80; Morisita-Horn, C MH = 0.73).
Keywords: diet; faecal analysis; Lepus corsicanus ; microhistological identification.
Pierangelo Freschi , Simonetta Fascetti , Mauro Musto , Egidio Mallia , Carlo Cosentino and Rosanna Paolino (2014). Diet of the Italian hare ( Lepus corsicanus ) in a semi-natural landscape of southern Italy. Mammalia 2014; aop; DOI 10.1515/mammalia-2013-0117.
In this study, we examined the annual diet composition of Lepus corsicanus in two different sites within a southern Italy Regional Park. Vegetation of site 1 was composed of a mixed scrub forest (Viburno–Quercetum ilicis s.l.), a ripisilva (Roso sempervirentis–Populetum nigrae), some thermophilous scrubs (Pruno–Rhamnetalia alaterni), and a Pinus halepensis reforested area. Site 2 comprised a mixedoak forest (Centaureo–Quercetum pubescentis s.l.) with meadows and arable lands. Micro-histological analysis of faecal samples revealed that hares utilised 70 different species of plants during the year, indicating the capability of the Apennine hare of exploiting a wide variety of vegetation. Herbaceous plants (Hemicryptophytes, particularly graminoid grasses, and Geophytes) predominated in the diet. Brachypodium sylvaticum (9.44 %) and Allium subhirsutum (8.28 %) were the major contributors to the diet in sites 2 and 1, respectively. Other taxa found most often in the diet were Trifolium pratense (site 1: 8.19 %; site 2: 5.80 %) and Prunus spinosa (site 1: 7.03 %; site 2: 4.10 %). Significant differences were found between sites in terms of diet richness, diversity, and evenness. Nevertheless, both the similarity indices (Morisita–Horn: 0.79; Sørensen: 0.87) showed that the food composition of the hare’s diet was broadly the same in both sites. Some qualitative and quantitative differences between sites were due to the availability or consumption of some plant species and evidenced that the Apennine hare can modify its trophic niche in order to adapt its dietary requirements to the availability of food.
Key words Lepus corsicanus, Diet, Faecal analysis, Micro-histological techniques.
P. Freschi, S. Fascetti, M. Musto, E. Mallia,A. C. Blasi, C. Cosentino, R. Paolino (2014). Diet of the Apennine hare in a southern Italy Regional Park. European Journal of Wildlife Research DOI 10.1007/s10344-014-0799-y.
UNIVERSITA' DEGLI STUDI
DI BASILICATA
Facoltà di Agraria
Dipartimento di Scienze delle Produzioni Animali
Campus Macchia Romana
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Italia